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tratto da RETE SCUOLE

Quando uno Stato sordo, con arrogante protervia, impone a milioni di persone, al sentire comune, una legge ingiusta, ci sono due possibilità ed un dovere: la disobbedienza civile, il referendum abrogativo e l’indicazione di un’alternativa.

La DISOBBEDIENZA CIVILE
è un imperativo morale che ogni insegnante eserciterà come sente e può e che è compito urgente, anche dei sindacati, organizzare collettivamente.

IL REFERENDUM ABROGATIVO

Tecnicamente, è una cosa serissima e maledettamente complicata. Non è una firma online su una petizione o in una pagina Facebook: si tratta di almeno 700.000 firme da raccogliere in poco tempo in banchetti “autorizzati”, da certificare sia nel momento della raccolta che dopo, sotto un quesito inappuntabile. Occorrono una grande passione, un impegno faticosissimo e condiviso, una grande organizzazione, risorse economiche. Se mi si scusa il francesismo: occorre farsi un culo grande così.

Ma è soprattutto politicamente una cosa serissima, che ha bisogno di un grande esercizio di responsabilità. Perché occorre portare al voto, cioè al quorum, decine di milioni di cittadini in un momento in cui la partecipazione è largamente vissuta come inutile.
Viceversa, se non si raccolgono le firme necessarie, se si sbaglia il quesito, se non si raggiunge il quorum, ci si condanna, nel migliore dei casi, ad un’inutile “vittoria morale”; nei fatti alla concreta impossibilità di “tornarci sopra” per i prossimi due secoli.

Occorre dunque sfuggire dall’emozione del momento e fare le cose con calma e ragionevolezza, aprendo un’ampia discussione, ricercando e costruendo il massimo delle alleanze possibili. Ed in primis la proposta referendaria DEVE PARTIRE DALLA SCUOLA – dagli insegnanti genitori e studenti – in un modo partecipato ed estremamente responsabile per saper poi aggregare cittadini, comitati, associazioni, forze politiche.

Pur nel rispetto delle scelte autonome di ogni forza politica, va detto con grande franchezza che bypassare questo ineludibile percorso, “intestarsi” il referendum costituirebbe un grave errore se non addirittura un grave danno.

L’INDICAZIONE DI UN’ALTERNATIVA

Prima ancora che Renzi presentasse la sua “Buona scuola” abbiamo ripresentato in Parlamento la legge di iniziativa popolare “Per una buona scuola per la Repubblica”. Nonostante le censure e l’appiattimento mediatico siamo riusciti a farla “girare” e, grazie alla sua semplicità ed alla sua bellezza, è diventata la bandiera contrapposta da centinaia di Collegi docenti alla “Cattiva scuola”.
Per diffondere la Lip sono già sorti 34 Comitati in tutta Italia che lavoreranno nei prossimi mesi per “attualizzarla” e renderla ancora più convincente con l’intenzione, se si andrà alla raccolta di firme per il referendum, di raccogliere contestualmente centinaia di migliaia di firme per una nuova Legge di iniziativa popolare sulla scuola.