Buonasera. Mi chiamo Emma Pellegrini, italiana ma vivo a Salvador, Bahia, Brasile, dal 1992. Nella misura in cui leggevo le parole della lettera, nella mente si disegnava la futura scuola pubblica italiana. Da me conosciutissima, visto che ritratta la scuola pubblica in Brasile. Quella statale più especificamente, giacché quella municipale è leggermente meno peggio. Negli ultimi giorni sono avvenuti fatti tristissimi proprio con professori statali, che stavano cercando di far valere i propri diritti. Ma purtroppo qui non esiste una coesione come percepisco in questa vostra. E nemmeno una preparazione culturale di nessuna delle parti, che permetta uno scambio così. Ma d’altra parte esistono realtà sicuramente ormai ignote ai professori italiani ( forse, in parte, in qualche piccolo e remoto centro del sud) Mi chiedo se sarebbe possibile approfittare questi momenti di insoddisfazione, e riuscire in qualche modo a permettere che gli insegnanti delle due realtà vengano a scambiare esperienze. E equilibrare così gli scontenti e le richieste. E dove esiste equilibrio, esiste pace. Che credo sia un desiderio universale e ageografico, alinguistico, aculturale e atemporale. Sarei lusingata di ricevere maggiori informazioni sugli avvenimenti. E caso sia del vostro interesse, sono disponibile per un maggior scambio di idee. Cordialmente, Emma Pellegrini
admin
grazie, diamo rilevanza al suo invito
Comments are closed.
This website uses cookies to improve your experience. We'll assume you're ok with this, but you can opt-out if you wish.AcceptRead More
2 comments found
Emma Pellegrini
Buonasera. Mi chiamo Emma Pellegrini, italiana ma vivo a Salvador, Bahia, Brasile, dal 1992. Nella misura in cui leggevo le parole della lettera, nella mente si disegnava la futura scuola pubblica italiana. Da me conosciutissima, visto che ritratta la scuola pubblica in Brasile. Quella statale più especificamente, giacché quella municipale è leggermente meno peggio. Negli ultimi giorni sono avvenuti fatti tristissimi proprio con professori statali, che stavano cercando di far valere i propri diritti. Ma purtroppo qui non esiste una coesione come percepisco in questa vostra. E nemmeno una preparazione culturale di nessuna delle parti, che permetta uno scambio così. Ma d’altra parte esistono realtà sicuramente ormai ignote ai professori italiani ( forse, in parte, in qualche piccolo e remoto centro del sud) Mi chiedo se sarebbe possibile approfittare questi momenti di insoddisfazione, e riuscire in qualche modo a permettere che gli insegnanti delle due realtà vengano a scambiare esperienze. E equilibrare così gli scontenti e le richieste. E dove esiste equilibrio, esiste pace. Che credo sia un desiderio universale e ageografico, alinguistico, aculturale e atemporale. Sarei lusingata di ricevere maggiori informazioni sugli avvenimenti. E caso sia del vostro interesse, sono disponibile per un maggior scambio di idee. Cordialmente, Emma Pellegrini
admin
grazie, diamo rilevanza al suo invito
Comments are closed.