articolo di Marina Boscaino per Il Fatto Quotidiano
Ci stiamo credendo. Stiamo credendo che possa esistere una scuola democratica, laica, pluralista, nonostante tutto; che garantisca le pari opportunità per tutte le ragazze ed i ragazzi, indipendentemente dalla loro provenienza sociale ed economica. Ci stiamo credendo tutti insieme. Per la prima volta in 20 anni di attiva militanza in difesa della scuola statale ci crediamo insieme davvero. Studenti e docenti, ad armi pari, ciascuno attraverso le proprie specificità e in un contesto allargato e democratico.
Tutti insieme intorno ad un testo, quello della Legge di iniziativa popolare per la Buona Scuola per la Repubblica, oggi disegno di legge presentato alla Camera e al Senato da un gruppo di senatori e parlamentari di diversi schieramenti. Un testo che si contrappone radicalmente alle proposte renziane, contenute nella bozza del decreto legge, improvvisamente trasformato in disegno di legge, come arma di ricatto: io vi assumo i precari, ma voi accettate il preside manager, l’entrata dei privati nelle scuole, un decurtamento drastico del potere di acquisto dei vostri salari, già bloccati da 6 anni e legati a miserabili avanzamenti, molto inferiori agli scatti di anzianità previsti fino ad oggi. Vi beccate la scuola della valutazione (ma sono io che valuto e che decido cosa valutare); la scuola che avvia precocemente al lavoro gli studenti; la scuola senza democrazia interna, la scuola statale, che verrà opportunatamente penalizzata per concedere sgravi fiscali a chi deciderà per le paritarie, alle quali continueremo a dare finanziamenti, nonostante la Costituzione italiana non lo preveda. La scuola azienda, che ormai non è solo uno slogan, ma una concreta realtà.