Rispondiamo di buon grado alle osservazioni che ci sono state mosse da Reginaldo Palermo in Tds del 2 novembre
La prima osservazione che ci viene fatta, commentando il nostro documento, è la seguente:
Manca nel documento – a nostro modesto avviso – un tentativo di analisi su un dato importante: nel maggio 2015, quando la scuola italiana, si fermò quasi tutta per protestare con l’imminente approvazione della riforma della “Buona Scuola” pareva che gran parte dei docenti fossero pronti a difendere valori costituzionali e non solo; come si spiega che in poco tempo i docenti hanno “abdicato” a questo compito?
Come certamente egli stesso ricorderà quel momento di straordinaria attività e partecipazione dei docenti venne stroncato violentemente dal voto di fiducia sul dispositivo scuola (proprio all’acme della protesta) e dalla seguente firma del presidente Mattarella, nonostante molti profili di incostituzionalità fossero stati rilevati sin da allora da tanti giuristi.
Il disorientamento dovuto a tale imprevisto, immediato e definitivo silenziamento è stato esiziale, complice anche la debolezza dell’azione dei sindacati – le loro correnti interne e l’incapacità di convergere in un’azione davvero unitaria, almeno nei momenti di emergenza – nel rilanciare una nuova e più impegnativa stagione di lotte.
In quel momento l’unica risposta convincente sembrò – come si diceva – il ricorso al referendum, di cui la Lipscuola è stata promotrice, peraltro mancato per pochissime firme.
Tutta questa sequenza di sconfitte ha sicuramente fatto perdere, da parte dei docenti, la poca residua fiducia nelle istituzioni e in coloro che dovevano rappresentarli, e quindi, con molta probabilità, hanno rinunciato ad essere parte attiva nella raccolta firme del 2018.
Quello che ci sembrava di avere ben chiaramente evidenziato nel nostro testo è che, se i docenti fossero stati davvero coinvolti nella difesa della scuola della Costituzione, le firme della sola scuola sarebbero state (tra docenti, Ata, studenti, qualche genitore) ben più che sufficienti per raggiungere l’obiettivo.
C’è poi un altro interrogativo al quale Reginaldo Palermo chiede risposta:
Quali alleanze la LIP intende costruire di qui in avanti, considerato che quelle praticate fino ad ora non sembrano aver portato buoni risultati?
Anche in questo caso ci è sembrato di essere stati più che chiari: vogliamo costruire alleanze con chiunque lo vorrà, esattamente come in tutta la nostra storia precedente, purché convintamente e intransigentemente schierato sui principi costituzionali. Siamo per natura inclusivi, non abbiamo mai avuto alcun tipo di guadagno dalla nostra attività, continuiamo a credere in una difesa disinteressata e radicale della scuola della Costituzione.
Sappiamo che nel nostro Paese esistono tanti soggetti collettivi, oltre che singoli individui, che hanno operato per la difesa della scuola della Repubblica con il medesimo spirito. Esistono poi altrettanti soggetti che spendono la propria attività in studio, approfondimento e sensibilizzazione su tematiche specifiche, come la valutazione, l’inclusione, il rapporto tra pedagogia, didattica e pensiero economico dominante, i prodromi europei della aziendalizzazione dell’istruzione.
E sottolineando tali tematiche e elementi di impegno non intendiamo affatto circoscrivere il campo.
Il nostro intento, insieme ad altre/i è di includere, stare, pensare e fare insieme.