Quando vengono meno alcuni cardini della democrazia e della partecipazione garantita a tutte/i le/i cittadine/i, occorre che tutte le forze che individuano questi come valori imprescindibili abbiano un forte senso della responsabilità e una tenace coesione.
Come per tutte le riforme che il governo “della velocità” ha messo e sta mettendo in cantiere, quella della “Pessima scuola” di Renzi sta procedendo – con il sostanziale avallo dell’inerzia di molti cittadini, con il disinteresse dei media, con un’opposizione schiacciata dai numeri, con un sedicente ascolto vincolato esclusivamente all’accoglimento del consenso e alla rimozione del dissenso – attraverso procedure blindate, che non tengono conto della pratica della democrazia.
Studentesse e studenti, docenti, genitori e tutto il mondo della scuola, dell’università e della ricerca non sono che una parte di quella cittadinanza che, attraverso provvedimenti che investono l’impianto globale della seconda parte della Costituzione, è coinvolta nel drammatico passaggio che il Paese si trova ad affrontare.
Tutti siamo investiti dai provvedimenti di precarizzazione e della soppressione di diritti fondativi della dignità del lavoro configurati dal job’s act; dalle riforme che vanificano la natura rappresentativa e la funzione legislativa degli organi repubblicani; da una legge elettorale i cui contorni prefigurano una forma autoritaria di governo. Siamo tutti coinvolti, nessuno escluso, in un disegno che configura, passo dopo passo, un sostanziale allentamento dei vincoli costituzionali e un veloce allontanamento dai principi su cui la Resistenza e la preziosa opera delle e dei costituenti fondarono la democrazia italiana.
La scuola, oggetto da anni di un attacco che sarebbe sbagliato individuare esclusivamente attraverso il taglio di spesa – dimenticando il pesante indirizzo ideologico che l’ha allontanata, anno dopo anno, governo dopo governo, dal dettato degli artt. 3, 33 e 34 della Costituzione – non è che uno dei punti strategici su cui l’allentamento di una vigilanza democratica potrebbe determinare i danni più violenti e irreversibili. “Il futuro è solo l’inizio” è uno degli slogan demagogici, tra i tanti che il governo ama declinare. A noi sembra che la negazione del presente, concretizzata dall’impressionante autoritarismo muscolare che stanno esibendo, pregiudichi qualsiasi possibilità di futuro. E, in ogni caso, la consumazione veloce e priva di tempi distesi di riflessione che sta divorando il presente attraverso provvedimenti incalzanti, frettolosi e sottratti a qualsiasi confronto, non è una garanzia per il nostro futuro.
Il governo-partito o partito-governo fece nel 2013 la propria campagna elettorale sulla scuola annunciando la cancellazione della riforma Gelmini. A due anni di distanza ci viene proposto un modello di “riforma” che si colloca in perfetta continuità – nel metodo e nel merito – con quei provvedimenti, amplificandone addirittura la portata negativa. Diritto allo studio, democrazia scolastica, garanzia di pari opportunità per tutte le/i cittadine/i, libertà di insegnamento per favorire il pluralismo della cultura emancipante, centralità delle studentesse e degli studenti come soggetti in formazione per la cittadinanza futura, sono alcuni dei temi che non solo toccano la scuola oggi, ma interessano e coinvolgono il Paese che verrà. E che sono sotto l’attacco dell’esecutivo.
Non solo studenti, lavoratrici e lavoratori della scuola, genitori, ma i cittadini tutti – come per il job’s act, lo stravolgimento della Costituzione, la legge elettorale – devono sentirsi chiamati a rispondere con fermezza e tempestività a questo attacco ai cardini della nostra democrazia. È per questo che invitiamo tutti i soggetti, le associazioni, i comitati che hanno a cuore la difesa della democrazia costituzionale a unirsi in un comune sforzo di resistenza attiva alla deriva antidemocratica. Proponendo, al contempo, una prassi di condivisione e di reciproca adesione a tutte le iniziative che saranno individuate nei mesi difficili che ci attendono per fronteggiare l’attacco alle strutture portanti del Paese.
Il 10 marzo l’Unione degli Studenti, in una conferenza stampa, illustrerà presso la Camera dei Deputati le motivazioni e il senso della giornata di mobilitazione del 12 marzo, che vedrà il Comitato nazionale a sostegno della legge di iniziativa popolare “Per una buona scuola per la Repubblica” non solo aderire convintamente, ma anche organizzare ovunque iniziative a supporto della mobilitazione studentesca e di informazione per i cittadini sul nuovo modello di scuola che i provvedimenti del governo individuano. Se il 12 marzo può costituire l’occasione per l’espansione ed il rafforzamento del contrasto ai provvedimenti governativi, dobbiamo essere però consapevoli che la mobilitazione sulla scuola non può ricadere soltanto sulle spalle degli studenti. Pertanto ci appelliamo a tutte le organizzazioni sindacali perché convergano su una specifica giornata di lotta a sostegno della scuola della Costituzione.
Sin da ora il Comitato nazionale a sostegno della legge di iniziativa popolare “Per una buona scuola per la Repubblica” aderisce all’iniziativa proposta dalla Fiom per una mobilitazione in difesa dei diritti sociali e civili – e quindi in primo luogo della Costituzione e della scuola – auspicando che si realizzi e si rafforzi un movimento unitario e forte in tutto il paese.
Il Comitato nazionale a sostegno della legge di iniziativa popolare “Per una buona scuola per la Repubblica”
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