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No a qualunque annuncio prematuro sulla conclusione dell’anno scolastico Non si può portare un simile colpo al lavoro dei docenti e ai diritti degli alunni

Egregio Ministro, sappiamo dai media che in queste ore il suo Ministero e il Governo si apprestano a prendere una decisione in merito alla conclusione dell’anno scolastico. Abbiamo anche sentito che s’ipotizza una promozione per tutti gli allievi, con o senza esami di terza media e di maturità, più o meno parziali. Una tale decisione annunciata in questo momento sarebbe prematura e rappresenterebbe un ulteriore attacco alla scuola e al lavoro che gli insegnanti stanno facendo con grande spirito di attaccamento agli allievi e ai loro diritti. La cosiddetta “scuola a distanza” non è e non può essere la scuola della Repubblica, quella dell’art. 3 della Costituzione, che presuppone al contrario un quadro non solo di uguaglianza dei diritti, ma più precisamente di “rimozione” di tutto ciò che ostacola questa uguaglianza. Oggi – contrariamente a quanto da lei affermato – ciò non è possibile perché non esiste un quadro di obbligo e controllo sulle frequenze, quadro che d’altra parte sarebbe improponibile non solo per le enormi differenze di dotazioni e di conoscenze tecnologiche delle famiglie, ma anche perché nelle case si vivono situazioni diverse e spesso drammatiche, di sofferenza sanitaria e sociale, di preoccupazione e gestione che non permettono di ricostruire a distanza quel contesto di edifici, campanelle, banchi, cattedre, orari, programmi attraverso il quale tutti gli allievi vengono giustamente sottratti al loro ambiente per essere immessi in un altro, uguale per tutti. Oggi, viceversa, gli allievi sono più che mai sottoposti ai limiti del contesto in cui vivono. Nondimeno, i docenti, con il loro lavoro e il loro impegno, stanno cercando con fatica di avvicinarsi il più possibile alla scuola della Repubblica, stante la situazione, e di assicurare un quadro d’emergenza. Per farlo, sempre contrariamente a quanto lei ha affermato con le sue Note, hanno bisogno prima di tutto della libertà d’insegnamento, perché oggi più che mai non esistono ricette, non esistono “didattiche a distanza” valide e altre no, non esistono prescrizioni di cosa sia o non sia possibile fare. Ogni situazione va valutata caso per caso, situazione per situazione, strumento per strumento, con il solo fine di mantenere la relazione educativa e l’opportunità di perdere meno istruzione e formazione per il maggior numero di allievi possibile.

Ma per fare questo, i docenti e le scuole hanno anche bisogno di mantenere il più possibile un quadro che non demotivi gli allievi, specialmente quelli delle fasce più deboli. Oggi più che mai si dimostra come la scuola della Repubblica necessiti di valutazione del lavoro degli allievi e di esami uguali per tutti, su tutto il territorio nazionale. Ora, se è comprensibile che ciò venga in parte meno nella situazione grave nella quale ci troviamo e che quindi anche il Ministero possa essere eventualmente, infine, portato ad adottare decisioni eccezionali, sarebbe invece completamente incomprensibile se queste decisioni venissero assunte già ora.

Prima di tutto perché si deve tentare fino all’ultimo di preservare il preservabile, ma specialmente perché ciò determinerebbe un “liberi tutti” che sarebbe nello stesso tempo un attacco micidiale al diritto allo studio e un colpo alla schiena alle centinaia di migliaia di docenti che stanno facendo di tutto per garantirlo, pur nelle condizioni in cui lavorano. Già in queste ore, a seguito degli annunci dei media, ci troviamo di fronte a situazioni incresciose di disimpegno e di irrisione dei docenti. Non abbiamo bisogno di provvedimenti prematuri e ingiustificati che rafforzerebbero questo disimpegno e rappresenterebbero pertanto un messaggio profondamente sbagliato sia sul piano pedagogico sia su quello culturale. Per questo le chiediamo di evitare annunci di questo tipo e, al contrario, di dare valore a ciò che stanno facendo le scuole con grandi difficoltà.

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