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Nelle scorse settimane, a seguito di un confronto con i promotori del Manifesto dei 500 e quelli del Manifesto per la nuova scuola, nonché della preoccupazione per le dichiarazioni del ministro Bianchi in merito ad un nuovo attacco al sapere e alla professione insegnante, è nato l’“Appello per la difesa e il rilancio delle discipline, della professione insegnante e del futuro dei giovani”.

Questo appello, dal titolo “Per una scuola di cultura e conoscenza”, è presentato da 174 primi firmatari di tutta Italia, tra i quali un primo gruppo di docenti universitari.

Martedì prossimo, 7 giugno, alle ore 18, si terrà un webinar di presentazione con alcuni promotori e alcuni di questi docenti universitari. 

L’appello si conclude con la proposta di organizzare per settembre una Conferenza Nazionale su questi temi, quanto mai di attualità, anche a seguito della presentazione del Decreto 36 contro il quale la scuola ha scioperato il 30 maggio.

Vi invitiamo pertanto a: 

Vi aspettiamo al webinar, sostenete questa iniziativa, contro l’attacco alla cultura e alla professione insegnante che si continua a portare avanti.

Testo dell’Appello

Per una scuola di cultura e conoscenza

Appello per la difesa e il rilancio delle discipline, della professione insegnante e del futuro dei giovani

In un recente intervento, l’attuale Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, preannunciando un’ennesima “riforma”, ha dichiarato che “va superata la rigida divisione disciplinare”. Non è la prima volta che questo ministro si esprime per il “superamento” delle discipline. Nel suo documento del 13 luglio 2020, quando era consulente del ministro Azzolina, scrivendo che sarebbe necessaria “una forte essenzializzazione del curricolo”, aggiungeva: “Occorre abbandonare una visione enciclopedica delle discipline di studio e inoltrarsi verso un curricolo essenziale”. Non si può dire che l’attuale ministro inventi qualcosa. Dalla fine degli anni ’90, infatti, tutti i documenti delle “riforme” hanno preconizzato una riduzione delle conoscenze e persino uno spostamento ai primi anni di università della preparazione della scuola secondaria di secondo grado, con evidenti ricadute sugli ordini precedenti di scuola. A fianco di queste affermazioni si è assistito in questi ultimi venticinque anni ad un’altra costante: la messa in discussione del ruolo dell’insegnante come colui che insegna. Nuove espressioni sono state coniate per definire i docenti: “veicolatore”, “tutor”, “facilitatore”, “operatore didattico”, fino ad arrivare a “differenziale di sviluppo” con l’attuale ministro. La stessa espressione “trasmettere conoscenze”, che in sé rappresenta da sempre un valore per la società, è stata demonizzata e bandita. Immancabilmente, questi indirizzi sono stati accompagnati da pompose dichiarazioni e oggi il superamento delle discipline viene dal Ministro giustificato con il “dare ai ragazzi e alle ragazze il senso di unitarietà del sapere che è uno dei limiti della suddivisione delle discipline in compartimenti stagni”. Analogamente, l’insegnante “differenziale di sviluppo” troverebbe la sua ragion d’essere nel garantire “lo sviluppo armonico ed il potenziamento delle funzioni cognitive del bambino, in continua evoluzione quantitativa e qualitativa”. Torniamo con i piedi per terra e analizziamo i fatti. Da venticinque anni assistiamo ad un progressivo abbassamento del livello dei curricoli e delle conoscenze trasmesse ai giovani a fianco di una lenta, ma costante, rimessa in causa della figura dell’insegnante, sia dal punto di vista del riconoscimento sociale, sia da quello dell’essenza del suo mestiere, della sua professione, spinta sempre di più verso un mix di animatore, assistente sociale o psicologico, elaboratore di progetti a sfondo genericamente educativo, mentre la burocrazia prende un posto crescente e invadente, tendendo a soffocare il libero rapporto fondato sulla cultura che dovrebbe caratterizzare la relazione docente-allievi. A fronte di Indicazioni Nazionali ricche di espressioni altisonanti, dalla scuola dell’infanzia fino alla secondaria di secondo grado si assiste ad uno svuotamento di contenuti rispetto ai precedenti Programmi Nazionali. Dal ritardo con il quale si insegna a leggere e scrivere alla rinuncia sempre più diffusa al corsivo, dalla rimessa in causa della capacità di elaborare veri temi a quella dell’insegnamento della storia, dall’ignoranza dilagante della geografia alla riduzione delle scienze ad esperienze episodiche, appare sempre più chiaro come la presunta “unitarietà del sapere” mascheri in realtà la tendenza a cancellare un percorso organico, metodico, graduale, in grado di fornire veramente alle nuove generazioni gli strumenti per stabilire un libero rapporto con la cultura. Al suo posto, rapide, aleatorie e illusoriamente spendibili “competenze” vengono messe avanti, senza che esse poggino su qualcosa di solido, proprio mentre in altri Paesi si comincia ad invertire la rotta a fronte del bilancio negativo di questa impostazione. Le cosiddette “UDA”, i “compiti di realtà”, le “rubriche di valutazione” prendono sempre più il posto di un percorso strutturato e progressivo e, invece di “abbattere gli steccati tra le discipline”, tendono ad abbattere le discipline stesse o a farle regredire verso l’ovvio e il banale. Mai come in questi anni i documenti ufficiali ministeriali hanno nominato lo sviluppo delle capacità critiche dei giovani come obiettivo della scuola, ma mai si sono tolte così tanto ai giovani le basi per maturare queste capacità critiche. L’attacco all’insegnamento della storia e della geografia a partire dalla scuola primaria ne è un esempio gravissimo e oggi, di fronte agli avvenimenti tragici della guerra, intere generazioni non possiedono le conoscenze fondamentali per orientarsi. D’altra parte, mentre si sprecano parole seducenti di elogio dei docenti, sempre più insegnanti segnalano come il fare scuola, l’insegnare, sommerso dalla burocrazia, dalle sigle, mescolato con altre funzioni e ostacolato dall’ingerenza di altre figure “diventa sempre più difficile”. É anche per imporre il nuovo corso dell’insegnante-animatore e dell’abbassamento culturale che a più riprese si è cercato di mettere sotto controllo la libertà d’insegnamento. Dopo i falliti tentativi del “concorsone” di Berlinguer e del “premio” di Renzi, si assiste oggi col Decreto Legge 36 a nuove e pericolose norme per il reclutamento e la rivisitazione del bonus per i presunti “meriti”, mentre si lascia volontariamente crescere a dismisura il precariato e vengono negati sistematicamente i fondi per dignitosi aumenti di stipendio. Noi denunciamo questa deriva e difendiamo “la scuola”, fondata sulle discipline e sul loro insegnamento metodico, essenza della professione insegnante, libera e indipendente. Lo facciamo perché siamo legati alla cultura, alla nostra professione, ma anche al futuro dei ragazzi e dell’intera società. Se evidentemente non si può “apprendere tutto” né “insegnare tutto” (banalità che copre l’attacco al sapere), altrettanto evidentemente conoscere e possedere una cultura la più vasta possibile rappresenta la base dell’emancipazione, della libertà di pensiero, dello sviluppo dell’intelligenza, del possibile collegamento tra i diversi settori. Questa evidenza lapalissiana contiene il suo contrario: teorizzare l’abbassamento culturale, la riduzione delle conoscenze, il “non-sapere”, diluire le discipline vuol dire creare giovani manipolabili, sfruttabili, condizionati. Non solo “trasmissione” della conoscenza non è una parolaccia, ma chi la nega si situa fuori dal progresso e dalla formazione di giovani dotati di strumenti di pensiero autonomo. Il tanto citato “pensiero critico”, senza l’istruzione è un vuoto slogan che copre l’indottrinamento verso la “critica” incanalata. D’altra parte, è sotto gli occhi di tutti come la presunta caotica auto-formazione sul web nasconda una mancanza preoccupante delle basi per un vero rapporto con la cultura. Questo, anche perchè il “trasmettere” conoscenze e cultura in modo significativo e “vivo” può avvenire solo attraverso un docente libero, che ha stabilito a sua volta un rapporto con il sapere, che sa scegliere ed adattare i metodi. Attaccare le discipline in nome dell’inter o multi disciplinarità significa portare un colpo micidiale ai bambini e ai ragazzi ma anche all’intera società, immettendo elementi di confusione e superficialità enormi, perché significa attaccare quella solida conoscenza dei linguaggi interni alle discipline, delle loro logiche e quindi dei loro contenuti che costituisce la base di ogni progresso e studio superiore, e dunque anche per quell’inter e quella multi disciplinarità che oggi effettivamente rappresentano spesso le punte più avanzate della scienza e della conoscenza. D’altra parte, attaccare il ruolo dell’insegnante, la sua formazione basata sulle discipline, la conoscenza e la libertà d’insegnamento come basi del suo lavoro, trasformarlo in una sorta di factotum dell’educazione, di sostituto di altre figure educative, vuol dire portare un danno non solo ai docenti, ma anche e prima di tutto ai bambini e ai ragazzi, impedendo loro di accedere a quella cultura che concorre a rimuovere “gli ostacoli che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese” (art. 3 della Costituzione). Per questo, di fronte al pericolo di una nuova “riforma” e al continuo attacco alla professione insegnante, lanciamo un appello: non facciamoci ammaliare dalle sirene seducenti delle frasi che leggiamo da venticinque anni; diciamo insieme stop a questo processo distruttivo che porta infine a far convergere le tre famose “I” (Impresa, Inglese, Internet) in una sola, quella dell’ignoranza. In questi venticinque anni, tanti insegnanti, ma anche genitori, allievi, docenti universitari, comprendendo i pericoli, hanno reagito, cercato di organizzarsi, rispondere, a volte con appelli, conferenze, manifestazioni, a volte con iniziative di resistenza didattica, come quelle che si sono opposte alla liquidazione dell’insegnamento della storia e della geografia. A tutti diciamo: costruiamo in questi mesi, per il prossimo settembre, una Conferenza nazionale per la difesa e il rilancio delle discipline, della professione insegnante e del futuro dei giovani.

Primi Firmatari

Nicola Adduci (insegnante, Istituto Professionale, Torino); Maurizio Di Bella (insegnante, scuola Secondaria di I grado, Galbiate-Lecco); Marina Boscaino (ins. Liceo, Roma); Alessandra Cigna (ins. Scuola primaria, Carmagnola-To); Giovanni Cocchi (insegnante Scuola sec. I grado in quiescenza, Bologna); Loretta De Luca (ins. Scuola dell’infanzia, Leinì-To), Angela Fenocchio (ins. Scuola primaria, Torino); Daniele Grego (ins. Scuola primaria, Torino); Monica Grilli (ins. Scuola primaria, Torino); Luca Malgioglio (ins. Istituto Tecnico, Roma); Agata Pantella (ins. Scuola primaria, Torino); Claudia Poggio (ins. Scuola primaria, Acqui Terme-AL); Betty Raineri (ins. Scuola primaria, Torino); Carlo Salmaso (ins. di scuola secondaria di II grado in quiescenza, Padova); Davide Viero (ins. Scuola primaria, Recoaro Terme-Vicenza); Lorenzo Varaldo (dirigente scolastico, Torino); Vanna Ventre (ins. Scuola primaria, Torino); Floriana Vernola (ins. Liceo, Napoli). Velio Abati, ins.sc. sec. II grado (Grosseto); Maria Abbondanza, ins. Scuola sec. (Roma); Silvia Acerbi, ins. liceo (Roma); Isabella Aiosa, ins. scuola sec. I grado (Torino); Manuela Alfani, ins. liceo (Roma); Claudia Andreani, ins. liceo classico (Terni); Giovanna Aruta, ins. liceo (Roma); Ugo Astone, ins. liceo (Roma); Elisa Baglioni, ins. sc. sec. I grado (To); Marina Barletta, ins. Scuola primaria (Torino); Chiara Bengiamo, ins. scuola primaria…; Antonella Bovolenta, ins. Scuola primaria (Torino); Cosimo Buongiorno, ins. sc. sec. II grado (Roma); Valeria Busicchia (ins. Scuola primaria, Valperga, Torino); Luca Cangemi, ins. liceo (Catania); Mauro Canova, ins. sc. sec. I grado (Finale Ligure-SV); Patrizia Cantelmi, ins. liceo scientifico (Roma); Andrea Monica Capone, ins. scuola sec. II grado (Roma); Marialuisa Sini Carini, ins, scuola sec. II grado (Roma); Francesca Carusi, ins. scuola sec. II grado (Pescara); Adriana Caruso, ins. sc. sec. (Roma); Roberto Casalini, ins. sc. sec. II grado (Roma); Bruno Castiglioni, ins. Scuola Sec. II grado (Padova); Alessandra Catalani, ins. liceo (Jesi-AN); Catia Ceccaroni, ins. liceo classico (Terni); Cristian Celaia, ins. liceo (Roma); Marco Celeghin, scuola sec. I grado (Torino); Marinella Ciamarra, ins. liceo (Campobasso); Paolo Ciofarelli, ins. liceo (Roma); Andrea Chieregato, ins. scuola sec. II grado in quiescenza (Este-Pd); Sabrina Ciccioli, ins. liceo classico (Roma); Gaetano Cofini, ins. sc. sec. (Roma); Daniela Costabile, ins. liceo (Lamezia Terme-CZ); Tiziana Cuccagna, ins. scuola sec. II grado (Terni); Carlo D’Alessio, ins. liceo (Roma); Laura D’Oria (ins. Sc. Primaria, Pinerolo-TO); Alessandra de Angelis, ins. liceo (Roma); Claudia Fabbri, ins. liceo (Roma); Paolo Fai, ins. liceo in quiescenza; Felice Fazzolari, ins. Scuola primaria (Torino); Stefania Fidanza, ins. scuola sec. II grado (Viterbo); Fiammetta Filippelli, ins. liceo (Roma); Tito Flora, ins. liceo (Roma); Giuseppe Foglio, ins. sc. sec. II grado (Gravina in Puglia-Bari); Loredana Fraleone, ins. Scuola secondaria II grado in quiescenza; Silvia Gallina, ins. scuola primaria (Torino); Massimo Gargiulo, ins. liceo classico (Roma); Marta Gat, ins. scuola primaria in quiescenza (Monza); Sara Gelli, ins. ISISS (Prato); Laura Gentile, ins. scuola primaria (Torino); Paola Gentile, ins. liceo (Roma); Giovanna Giacometti, ins. scuola secondaria II grado (Padova); Edoardo Gianfagna, ins. liceo (Brescia); Silvia Giuntini, ins. liceo (Roma); Rosaria Guarnaccia, ins. liceo classico (Roma); Tonia Guerra, ins. scuola primaria in quiescenza (Bari); Valentina Guida, ins. liceo classico (Roma); Giuliana Isolatto, ins. Scuola primaria (Torino); Cristina Kostko, Ins. liceo (Roma); Giuliano Leoni, ins. sc. sec. II grado (Roma); Loredana Letta, ins. Scuola sec. II grado in quiescenza, Padova; Giovanni Linfiuti Baldi, ins. sc. sec II grado (Roma); Giuseppa Livot, ins. IIS (Enna); Cristina Lo Giudice, ins. sc. sec. II grado (Roma); Marco Maiocco, ins. liceo (Roma); Carlo Maleci, ins. liceo scientifico (Roma); Chiara Marchionne, ins. liceo (Roma); Simonetta Marchitelli, ins. scuola sec. II grado (Roma); Ada Mariani, ins. sc. sec. II grado (Roma); Federica Martin, ins. scuola primaria (Torino); Stefano Maschiet, ins. liceo (Roma); Guido Masot, ins. sc. sec. I grado (LU); Adriano Mastrofrancesco, ins. liceo (Roma); Gianfranco Mosconi, ins. liceo (Roma); Daniela Maurino, ins. scuola primaria (San Damiano d’Asti); Beatrice Meriggi, ins. liceo (Prato); Gabriella Messidor, ins. Scuola Sec. II grado in quiescenza (Padova); Annarita Migliorelli, ins. liceo (Roma); Marco Molle, ins. liceo classico (Roma); Barbara Mont, ins. IIS (Bologna); Alessandro Moret, ins. CIPIA (Padova); Marie Antoinette Motolo, ins. liceo linguistico (Roma); Raffaella Nadalut, ins. IIS (Pisa); Paola Negroni, ins. liceo classico (Terni); Elisabetta Nudi, ins. liceo (Roma); Paola Orlando, ins. scuola primaria (Torino); Claudio Palermo, ins. scuola primaria (Torino); Sonia Pantella, ins. scuola infanzia (San Mauro Torinese); Maria Pina Parente, ins. liceo (Roma); Stefania Pat, ins. scuola primaria (Torino); Dianella Pez, ins. liceo scientifico (Cervigno del FriuliUD); Alberto Pian, ins. IPSIA, Torino; Paola Piccionello, ins. liceo (Roma); Isabella Piersant, ins. liceo scientifico (Roma); Luisa Piovesan, ins. sc. sec. II grado (Treviso); Antonella Ponzio, ins. scuola sec. I grado (Acqui Terme- Al); Gabriella Ponzio, ins. scuola sec. I grado (Acqui Terme-Al); Maria Paola Pozzo, ins. Scuola primaria (Torino); Mauro Presini, ins. scuola primaria (Ferrara); Fabrizio Prestipino, ins. Scuola primaria, Torino; Antonella Preto, ins. liceo (Roma); Barbara Pulcini, ins. liceo (Roma); Marco Racca, ins. scuola sec. I grado (Torino); Gianluca Reniero, ins. scuola primaria (Torino); Daniela Resaz, ins. sc. sec. I grado (Roma); Roberta Robert, ins. liceo artistico (Parma); Maria Rosa Roglia, ins. scuola primaria (Acqui Terme- Al); Emanuela Romanelli, ins. sc. sec. II grado (Roma); Roberta Rosa, ins. liceo (Roma); Anna Caterina Rossi, ins. Scuola sec. II grado, (Padova); Barbara Russo, ins. scuola primaria (To); Massimo Sabbatini, ins. Liceo Classico (Roma); Salvatore Salzano, ins. liceo scienze applicate (Pavia); Emanuela Sangalli, ins. liceo (Roma); Antonia Sani, ins. Scuola secondaria II grado in quiescenza; Roberta Sarcina, ins. scuola primaria (Torino); Rossana Scalia, ins.sc. sec. II grado (Treviso); Anna Scarpa, ins. scuola primaria (Vicenza); Chiara Sciarrini, ins. liceo classico (Terni); Carla Sciutto, ins. scuola sec. I grado (Acqui Terme- Al); Lidia Sessi, ins. liceo (Reggio Emilia); Onoria Silei, ins. liceo (Roma); Lucia Signorino (ins. Scuola primaria, Pinerolo-TO); Maria Antonella Sperandio, ins. sc.sec.II grado (To); Orazio Sturniolo, ins. liceo scientifico (Bologna); Eliseo Tambone, ins. liceo artistico (Corato- Bari); Francesca Tassone, ins. scuola primaria (Acqui Terme- Al); Rosetta Tent, ins. in quiescenza …; Daniela Tersigni, ins. liceo (Veroli-FR); Maria Gabriella Testa, ins. scuola primaria (Torino); Giuseppina Todarello, ins. liceo (Roma); Bianca Maria Tognolo, ins. ins. scuola secondaria II grado in quiescenza (Este-Pd); Emanuela Trocino, ins. liceo (Roma); Elena Troglia, ins. scuola primaria (Torino); Manuela Trogolo, ins. liceo (Roma); Maria Vittoria Truini, ins. liceo (Roma); Francesco Tupone, Ins. scuola sec. I grado (Roma); Lucia Valentino, ins. scuola primaria (Mappano-To); Giulia Venia, ins. scuola primaria (Brescia); Luisa Vigna, ins. sc. sec. II grado (Roma); Daniela Vita, ins. liceo (Roma); Daniela Vittorini, ins. liceo in quiescenza (Roma); Vincenzo Zafattieri, ins. Scuola primaria (Torino); Giuseppe Zambon, ins. Scuola sec. II grado in quiescenza, (Padova); Marco Zerbino, ins.sc. sec. II grado (Roma);

Giuseppe Aragno, docente a contratto di Storia contemporanea, Università “Federico II” Napoli; Pietro Bevilacqua, prof. Ordinario di Storia contemporanea in quiescenza (La Sapienza-Roma); Roberto Budini Gattai, già docente universitario, Università di Firenze; Angelo d’Orsi, professore già ordinario di Storia del pensiero politico Università degli Studi di Torino, direttore di “Historia Magistra. Rivista di storia critica” e di “Gramsciana. Rivista internazionale di studi su Antonio Gramsci”; Andrea Ercolani, ricercatore CNR e docente universitario (Roma); Mario Fiorentini, prof. ass. di Istituzioni di Diritto Romano, Dip. di Scienze Giuridiche, del Linguaggio, dell’Interpretazione e della Traduzione, Università di Trieste; Luca Illetterat, professore ordinario di Filosofia teoretica, Università di Padova; Roberto Mancini, docente di Filosofia teoretica, Università di Macerata; Gianni Marconato, psicologo, formatore, docente universitario (Cagliari); Roul Mordent, già prof. ordinario di Critica letteraria, Università di Roma “Tor Vergata”; Lucio Russo, fisico, matematico e storico della scienza, docente universitario (Roma); Edoardo Lombardi Vallauri, prof. Ordinario di Linguistica Generale, Università Roma tre; Alberto Ziparo, docente di tecnica e pianificazione urbanistica, Università di Firenze

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