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Art. 8. Formazione delle classi

  1. Ogni istituto scolastico definisce il numero di classi in modo che in ciascuna di esse il numero degli alunni e delle alunne non sia superiore a 22, salvo quanto disposto dai successivi articoli 11 e 12.
  2. Non è consentita la formazione di classi differenziali sul piano delle abilità, dei risultati scolastici, delle credenze religiose, delle origini culturali, del genere e di qualsiasi altro
    criterio che di fatto discrimini e pregiudichi le pari opportunità di apprendimento e integrazione.

7 comments found

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    Paola Masia

    Non basta ridurre il numero ( fatto necessario soprattutto in certi contesti), ci vuole un modo che obblighi i docenti alla corresponsabilità dei risultati. Come? Forse creando un modo diverso di assegnare le classi e le discipline: sei competente in “grammatica” bene insegnala in più classi formando gruppi di lavoro. Crea schemi e percorsi di lavoro che formano e rendono i colleghi competenti.
    Sei particolarmente capace nell’ utilizzare metodologie e materiali didattici per insegnare a “leggere e scrivere”, bene lavora con grupponi e gruppetti dove l’obiettivo è che tutti i bambini (dico tutti e non è impossibile) imparino la strumentalità di base e gli altri colleghi concorrano per raggiungere i risultati strutturando percorsi e attività chiare e funzionali. Calcola il numero dei docenti anche per classi parallele e chiedi a questi di organizzare interventi sistematici con i bambini\e e non con classi prestabilite dove il fare di ogni insegnante è privato e inattaccabile. Con i programmi dell’85 si diceva:” – Quattro occhi vedono meglio di due”- per motivare i moduli; oggi direi-”Più siamo e più possiamo proporre in modo specifico interventi utili a migliorare le conoscenze e competenze dei bambini e dei colleghi. Formare, acquisire competenze, agire in modo collegiale purché condiviso nella sua efficacia: è questo il modo cambiare la scuola-.”
    Forse ho le visioni, ma mi immagino le ore di programmazione come ore di autoformazione o formazione anche con esperti; come momento di riflessione sulle difficoltà di alcuni bambini\e, come momento di analisi degli elaborati reali e non come narrazione e valutazioni inutili e boriose e rielaborazioni di vecchie unità di apprendimento ; mi immagino delle brevi riprese ( video possibile perché didatticamente utile) dove si rivedono momenti di attività collettiva o di lavoro di gruppi e dove si osserva e si analizza ciò che sfugge e ciò che non si può cogliere durante l’ attività pratica. NON VENGANO A DIRMI “VIETATO RIPRENDERE”…. perché QUANDO I BAMBINI\E SCIMMIOTTANO RECITE E BALLETTI allora sì che si può.
    Mi immagino una scuola che sceglie e raccoglie da siti o da altro materiali didattici che possono semplificare, aiutare e risolvere tempi e fatiche per elaborare percorsi.
    Mi immagino una scuola che indichi ai genitori con chiarezza quali sono gli stimoli importanti perché i propri figli imparino in contesti vissuti….diversi dalla scuola.
    Sogno colleghi che chiedono o offrono aiuto. Basta con i papiri di curricoli lunghi e inutili: verticali- orizzontali, per obiettivi- per competenze, impliciti- espliciti. AIUTO NON SE NE PIU’! Basta con elenchi di competenze,ritorniamo a leggere i GRANDI della pedagogia…
    E per concludere che dire dell’ INVALSI!!! Inutile, umiliante e anti-pedagogico.
    Ritorniamo all’ esame di quinta elementare (almeno si smette di fare spettacolini di fine anno e i bambini\e ritornano a recitare qualche paginetta di storia…) con commissioni formate da docenti di istituti diversi e con compilazione di modelli di verifica e valutazione dove insegnanti e studenti e genitori rispondono pari, pari a ciò che è stato fatto. Il 10% dei risultati dovranno essere esaminati da una commissione ministeriale che rimanda risultati e proposte da pianificare per migliorare la scuola.

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    moderatore sito

    Grazie Paola, i tuoi commenti sono veramente stimolanti, un buon “programma” per fare scuola, anche se non è facile far rientrare queste stimolazioni in un articolato di legge. Questo articolo della Lip si preoccupa della formazione di classi sicure, vivibili e dove sia possibile avere attenzione per tutti; e, conseguentemente, di un organico adeguato. Riguardo all’assegnazione di tale organico alle classi, questa spetta al dirigente sulla base delle indicazioni fornite dal Collegio docenti. Sarebbe opportuno, come dici tu, che le competenze dei vari docenti fossero utilizzate al meglio, senza troppe rigidità…
    Per quanto riguarda l’ INVALSI che a quei tempi non c’era ancora (per fortuna, ndr) sicuramente sarà oggetto di un aggiornamento specifico della Lip.

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    Paola Masia

    Capisco che la scuola dell’autonomia può organizzare e decidere tutto…. ma quando non c’è la volontà di sperimentare l’articolo di legge diventa imperativa…. La legge come estrema sintesi può essere limitativa e creare alibi per il ristagno formativo.
    Hai ragione…. ma basterebbe dire che i docenti sono corresponsabilità dei risultati di tutti gli insuccessi scolastici nelle classi (almeno parallele) e che a tutti si richiede un “resoconto” di ciò che si è proposto e fatto PER OGNI SINGOLO CASO.
    Niente classi differenziali per carità, ma classi-smontabili che si compongono e si ricompongono per progetti che hanno funzioni di recupero- rinforzo- acquisizione di nuovi apprendimenti.
    Sai bene che in molte classi anche di 28 è assegnata un insegnante di sostegno per 22 ore: nella maggior parte dei casi lavora in compresenza senza avere reali corresponsabilità allargate alla classe (anche se la legge è chiara). Allora finiamola di assegnare il docente al bambino certificato perché quel bambino è già assegnato alla classe e ai suoi docenti, assegniamola alla classe e alla possibilità di lavorare in funzione di tutti (per gruppi omogenei o etorogenei) secondo necessità dove l’ inclusività è sempre il punto cardine di ogni proposta operativa .
    Lo sai che molte certificazioni, anche per casi gravi, vengono “documentate” dagli specialisti in seconda e in terza elementare: come si fa a dire che esiste un’ insegnante specializzata solo dopo uno o due anni di scuola primaria? Questi primi anni sono i più significativi per l’apprendimento affettivo e cognitivo? Io ho l’obbligo professionale di lavorarci subito e trovare strategie idonee per attivare apprendimenti e relazioni e non di aspettare la specializzata!
    Allora questa figura assegnata solo a uno o due bambini che senso ha? La legge dovrebbe chiarire molto bene questo e pensare che un docente in più in una classe di 25 è già una risoluzione reale all’eccessivo numero di bambini\e…e quindi si potrebbe ridurre fortemente il numero di bambini\e delle altri classi dove i bambini\e in difficoltà ci sono sempre..ma fortunatamente non sono certificati e a volte TIMBRATI PER LA VITA.
    Mi spiego meglio: assegnata in rapporto alla complessità delle classi ( stato sociale, stato economico, appartenenza territoriale, esperienze pregresse (nido o scuola infanzia), condizioni fisiche o cognitive…) e non solo perché ci sono i bambini\e CERTIFICATI considerati già a priori dalla legge: “BISOGNOSI DI CURE E NON DI NORMALITA’”.

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    moderatore sito

    Gentile Paola, nessuno di noi che scrivemmo la Lip era un legislatore, ma scoprimmo che, applicandoci in fondo non era poi impossibile: basta essere sintetici, chiari e comprensibili a tutti. Provo a buttare giù, al volo, una possibile integrazione all’articolo 12, con l’assoluta certezza che, con più calma, tu saprai fare molto meglio.

    ART.12 COMMA 3: Su richiesta di ogni singolo scuola, il Ministero della Pubblica Istruzione assicura, prima dell’inizio dell’anno scolastico, l’assegnazione ALLE CLASSI di tutti gli insegnanti o le insegnanti di sostegno necessari SIA a garantire il progetto didattico, costruito in base alla diagnosi funzionale, con il concorso delle figure professionali coinvolte, SIA A RISPONDERE ALLA COMPLESSITA’ STESSA DELLE CLASSI (e cioè in ordine alla presenza di alunni con Disturbi Specifici dell’Apprendimento, con Bisogni Educativi Speciali, ecc.)

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    Paola Masia

    Grazie per la sintesi, condivido in pieno.
    In futuro proverò ad essere più sintetica.
    Grazie per l’attenzione

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    admin

    Grazie a te, Paola

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    Davide

    I limiti devono essere necessariamente due (max e min) differenziati in base all’indirizzo e alle necessità della didattica in laboratorio: nei licei si può anche andare da un minimo di 18 ad un massimo di 25, senza alcun problema per la didattica. Un ulteriore discrimine potrebbe essere la necessità di un docente di sostegno che potrebbe chiedere, in favore dell’alunno disabile, una deroga al limite.

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