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Anche i docenti dell’I.I.S. “P. Scalcerle” di Padova dicono NO alla buona scuola di Renzi e ribadiscono: #megliolaLIP

I sottoscritti Docenti dell’I.I.S. “Pietro Scalcerle”di Padova, in risposta all’invito del Governo, del MIUR e dell’USR (nota MIUR prot. n° 3043 del 2/10/2014; circolare USR prot. n° 25529 del 3/10/2014), a discutere sulla proposta di riforma “La buona scuola”, dopo un’attenta analisi esprimono profondo disagio e grande preoccupazione, in particolare relativamente ai seguenti aspetti:

1) Il piano “La buona scuola” interviene su una serie di questioni che dovrebbero invece essere oggetto del CCNL o della Contrattazione Nazionale di II livello: progressioni stipendiali, mobilità del personale della scuola a livello regionale o locale, attribuzione incarichi aggiuntivi. Per contro, il nostro contratto di lavoro – contrattato da Aran e Rappresentanze Sindacali, rimarrà bloccato fino al 31 dicembre 2015.

2) La riforma non prevede investimenti nella scuola pubblica, tranne che per la stabilizzazione dei precari in realtà già prevista dalla normativa europea, secondo la quale i lavoratori dopo tre anni di precariato devono essere immessi in ruolo. Se ciò non accadesse, la multa comminata all’Italia sarebbe maggiore della spesa per l’assunzione dei precari stessi.

3) L’abolizione degli scatti di anzianità costituisce un fatto unico in Europa ed è tanto più grave in un momento di crisi come quello che stiamo vivendo, dove lo scatto stipendiale serve a malapena a coprire l’aumento del costo della vita. Chiediamo quindi che gli scaloni stipendiali siano mantenuti.

4) L’accesso alle progressioni per il solo 66% del personale è – a nostro avviso- anticostituzionale perché non garantisce a tutti gli stessi diritti e le stesse opportunità; stabilire, a priori, una soglia di meritevoli è lesivo delle nostra dignità professionale ed esula da qualsiasi procedimento logico, senza contare la problematica legata all’individuazione di criteri di definizione di tale “merito”.

5) Gli “scatti di competenza”, introdurranno una forte competizione tra docenti, mineranno la cooperazione e la collaborazione che sono invece fondamentali per stimolare la didattica e la creazione di un ambiente di lavoro coeso e positivo. I docenti, infatti, per essere compresi nel 66% dei “meritevoli”, saranno spinti ad accumulare “crediti”, e quindi oneri, oppure a chiedere il trasferimento in altra scuola, a danno della qualità dell’insegnamento e della continuità didattica.

6) La proposta di riforma interviene sugli organi collegiali, riducendo il ruolo dei lavoratori e rafforzando quello del Dirigente Scolastico e dei soggetti privati, di cui è previsto l’ingresso anche nel Nucleo di Valutazione.

7) L’istituzione dell’organico funzionale per reti di scuole rischia di trasformare una parte dei docenti, che oggi lavorano nelle scuole con contratti fino al termine delle attività didattiche, in “sostituti” del personale assente; la maggioranza delle nuove assunzioni non aggiungerà cattedre all’organico di diritto, mentre si creeranno bacini di docenti a disposizione di più scuole.

8) La dichiarazione di impossibilità da parte dello Stato di garantire i finanziamenti alla scuola pubblica e la definizione di forme di collaborazione con enti privati appare gravemente in contrasto con il mandato istituzionale.
La scuola non è solo un centro di addestramento al lavoro, ma deve formare persone, cittadini, che saranno anche lavoratori. Quindi è giusto che si considerino anche le competenze richieste nel mondo del lavoro, ma non devono essere il fulcro dell’istruzione.
Sicuramente suscita molta preoccupazione in tal senso che si dica che le imprese e le scuole co-progettano i percorsi. In ogni caso occorrerebbe cancellare la disciplina dell’apprendistato a 15 anni se si vuole veramente puntare sull’istruzione e non sull’addestramento professionale.

9) I riferimenti alla possibilità della chiamata diretta da parte per il Dirigente per creare la propria squadra con i docenti più adatti sono molto preoccupanti, in quanto implicano un rafforzamento del ruolo e delle prerogative del Dirigente Scolastico nel reclutamento del personale e nell’utilizzo delle risorse professionali.

10) Mancano quasi del tutto riferimenti precisi al personale ATA: assistenti amministrativi e tecnici, ma anche collaboratori scolastici che non vengono mai nemmeno nominati se non per l’accenno alla digitalizzazione e a un eventuale taglio.

11) Viene introdotto il concetto di una curiosa banca delle ore: curiosa perché il personale ci perde soltanto, poiché si prevede la restituzione alla scuola di ore non svolte nei periodi di sospensione delle attività didattiche, cioè gli eventuali giorni di vacanza deliberati dalle singole scuole (al netto dell’obbligo di svolgere 200 giorni di lezione). In sostanza parte delle supplenze le fanno gratis i docenti già in servizio.

Alla luce delle sovraesposte considerazioni,

i sottofirmati docenti dell’I.I.S. “Pietro Scalcerle”di Padova esprimono un parere negativo relativamente al Piano Scuola proposto dal Governo.

Si ritiene inoltre che per rilanciare e riqualificare l’istruzione pubblica statale occorrono risorse economiche aggiuntive, sottratte in questi ultimi anni da tutti i governi, per riportare la spesa dell’Italia in istruzione, formazione e ricerca ai livelli della media europea, cioè al 6%, come è espressamente richiesto dalla legge di iniziativa popolare “Per una buona scuola per la Repubblica”, attualmente in discussione in Parlamento.

Padova, 4 novembre 2014

Documento sottoscritto da oltre trenta docenti e tuttora posto in firma