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Il Collegio dei Docenti dell’Istituto Comprensivo Verdi di Firenze, in risposta all’invito del Governo, del MIUR e dell’USR (nota MIUR prot. n° 3043 del 2/10/2014; circolare USR prot. n° 25529 del 3/10/2014) a discutere sulla proposta della “Buona scuola”, esprime profonda preoccupazione per ciò che si configura come un disegno atto a promuovere un’idea di “scuola-azienda” alternativa al concetto di scuola per l’uguaglianza così come concepita dalla nostra Carta Costituzionale.

Respingiamo, dunque, il piano scuola proposto dal presidente del Consiglio Renzi in quanto prevede:

  • l’aumento dei poteri del dirigente scolastico che scardina i principi della democrazia scolastica fondata sul pluralismo e sulla libertà d’insegnamento, ponendo il personale in un rapporto di sudditanza;
  • l’ingresso dei privati nella scuola che, a vantaggio delle logiche del mercato, radicalizza la sperequazione tra indirizzi, territori destinatari, mina l’unitarietà del sistema scolastico statale e scardina il concetto di scuola come luogo di produzione di un sapere disinteressato;
  • l’introduzione di un sistema competitivo basato sul “merito” che, con la competizione di un insegnante contro l’altro nella corsa ai crediti e alla progressione stipendiale, si traduce in una rivalità permanente fra colleghi/e e in una gerarchizzazione del corpo docenti contraria allo spirito di collegialità, condivisione e cooperazione su cui si fonda la vita scolastica;
  • il potenziamento di un sistema di valutazione che genera un sapere standardizzato e impoverito e un abbassamento della qualità dell’istruzione;
  • l’equiparazione della scuola pubblica con la scuola privata che, in nome di un distorto concetto di pluralismo, contravviene ad un chiaro dettame costituzionale ed al principio di uguaglianza a cui la scuola statale si ispira.

Denunciamo l’uso strumentale e propagandistico del piano di assunzione dei precari, ai quali non viene altro che doverosamente riconosciuto un diritto maturato negli anni dal lavoro svolto nella scuola, diritto alla stabilizzazione peraltro già previsto dalla legge finanziaria del 2007 e imposto dall’Unione Europea.
Ci lascia perplessi/e, inoltre, l’assenza nel documento di governo di un qualsiasi riferimento al personale ATA, agli studenti e alle studentesse e alle loro famiglie come componente integrante, attiva e partecipe della vita scolastica.
Alla luce di tutto ciò, consideriamo necessario riproporre una discussione sulle politiche scolastiche sostenendo la Legge di iniziativa popolare “Per una buona scuola della Repubblica” recentemente presentata in Parlamento e che al momento rappresenta l’unica proposta organica alternativa al piano renziano.
Inoltre riteniamo che, per riqualificare l’istruzione pubblica statale, occorrano risorse economiche aggiuntive che portino la spesa dell’Italia per istruzione, formazione e ricerca ai livelli della media europea, ossia al 6% del PIL, così come è espressamente previsto dalla Legge di iniziativa popolare. Pensiamo che un investimento consistente debba essere destinato alla formazione e allo sviluppo professionale dell’insegnante e al riconoscimento della qualità didattica raggiunta mediante le esperienze di innovazione didattica introdotte negli istituti.
Contestualmente giudichiamo di straordinaria gravità la dichiarazione contenuta nel piano di governo di impossibilità da parte dello Stato di garantire i finanziamenti adeguati alla scuola pubblica statale. Tale dichiarazione si pone, infatti, in netto contrasto con il mandato istituzionale che la Costituzione assegna alla scuola della Repubblica.
Particolarmente preoccupante, infine, ci appare il metodo “plebiscitario” con cui il governo propone il piano scuola, attuando di fatto un attacco agli organi della rappresentanza istituzionale, ai sindacati, ai corpi intermedi. In questo contesto politico generale, l’attacco alla scuola della Costituzione rappresenta un ulteriore attacco alla democrazia del Paese. Non può esserci, infatti, una scuola democratica e pluralista se non è garantita la democrazia e il pluralismo dello stato e non può esserci uno stato democratico e pluralista se non vi è una scuola democratica fondata sui principi costituzionali.
Firenze, 30 ottobre 2014

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    daniele angelini

    Hanno spedito il documento al Ministero dell’Istruzione?

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