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Se il nostro Paese vuole pensare di avere una alternativa concreta alla emergenza democratica nella quale siamo evidentemente piombati, quella è certamente da ravvisarsi nella costruzione di strategie e linguaggi condivisi  per far fronte alla comune sofferenza delle parti più sane e consapevoli della società; e di una comune volontà di  reperimento di forme di partecipazione diffuse e  realmente democratiche, che mettano in gioco energie solidali e percorsi attivi.
L’idea di inaugurare una stagione referendaria che possa realmente vederci tutti insieme, cittadini a difesa di diritti acquisiti che minacciano di essere definitivamente derubricati, grazie al suono delle fanfare mediatiche, dei trasformismi di ogni tempo, di un autoritarismo dell’Esecutivo mai conosciuto precedentemente, ci ha entusiasmati dal primo momento. L’intersecarsi di referendum prevalentemente “sociali”, interpellando essi i cittadini su temi quali la scuola della Costituzione, le privatizzazioni, la violazione intenzionale dell’ambiente, il lavoro (per un SÌ convinto alla egemonia dei diritti su quella del mercato), con istanze di carattere politico istituzionale in opposizione alla stagione delle contro-riforme autoritarie, crediamo possa essere l’idea vincente: il filo rosso che permetterà di proseguire un cammino comune di intercettazione delle sensibilità e dei principi che ancora – ne siamo convinti – trovano cittadinanza in molti italiani.
Tale prospettiva poggia tenacemente sulla partecipazione diretta del popolo ad orientare le scelte che ne coinvolgono l’esistenza pubblica e privata; sulla difesa intransigente del principio di uguaglianza, stella polare alla quale ciascuno di noi certamente informa le proprie scelte; sulla convinzione che il neoliberismo stia mostrando corde tali che se non diciamo presto – tutti insieme – un no convinto, producendo al contempo alternative valide e sostenibili,  sia destinato a scomparire definitivamente nel giro di pochissimi anni tutto ciò che in cui abbiamo creduto, non per vezzo soggettivo, ma per convinzione politica basata sulla conoscenza e sulla comprensione del progetto configurato dalla Costituzione italiana.
Non è tardi, insomma, per un comune esercizio di cittadinanza che veda nei temi dell’ambiente, della scuola statale, del lavoro parti di un generale impianto di difesa solidale e reciproca della democrazia nel Paese.
Espressioni di quell’interesse generale che necessita di una difesa intransigente e di istanze comuni.
È per questo che il Comitato per il Sostegno alla Lip-scuola e l’assemblea del 29 novembre, che ha visto una pluralità di soggetti sindacali ed associativi aderire convintamente all’ipotesi di un percorso comune e condiviso, rivolgono il saluto più fraterno all’assemblea che vi apprestate a svolgere, ribadendo la convinzione che si può vincere solo insieme e rinnovando l’augurio a tutti noi per una nuova primavera della Repubblica.

Buon lavoro.